il Gruppo Remiero San Polo dei Nomboli
Il Gruppo Remiero S. Polo dei Nomboli � un'associazione sportiva apolitica e senza fini di lucro che ha lo scopo di:
- promuovere e diffondere lo sport della "voga alla veneta",
- organizzare regate,
- avviare i giovani allo sport della voga,
- favorire le connesse attività culturali e ricreative
Le finalità di questo gruppo sono quelle di riunire appassionati della voga alla veneta, condurre un'attività sportiva e cercare di tener vive le antiche tradizioni veneziane legate al mondo della voga".
E' l'atto di nascita di questo Gruppo, fra i più vivi e attivi dell'area dell'ex macello. Nel variegato mondo delle società remiere che nell'ultimo ventennio hanno messo radici fra i suoi muri, il Gruppo Remiero San Polo dei Nomboli si presenta come caso anomalo.
Prima di tutto, perchè la sua fondazione � avvenuta con un anno di ritardo rispetto alle altre società. La nascita del Gruppo, tuttavia, ha segnato simbolicamente l'affermazione di questo nuovo e antico sport.
D'un colpo, la voga alla veneta varcava i confini del sestiere di Cannaregio, marinaro per tradizione, e contagiava per la prima volta i pigri cittadini del centro, infiltrandosi inesorabilmente nella Venezia dei commerci, nei sestieri di San Polo e Santa Croce dominati dai palazzi dei mercanti che hanno fatto di Venezia una potenza marittima.
Fieri del proprio passato, i fondatori scelsero il viola per le loro divise: il colore degli stendardi che i rappresentanti di San Polo mostravano alle processioni solenni in San Marco.
Per imparare a conoscere questo sport ti aspettiamo:
Orario Estivo (dal 01/04 al 31/10):
- Feriale: 9:00 - 21:00
- Festivo: 8:30-13:30 / 15:30-19:30
- Giorno di chiusura: lunedi
Orario Invernale (dal 1/11 al 31/03):
- Feriale: 9:00 - 18:00
- Festivo: 8:30-13:30
- Giorno di chiusura: lunedi
Sede:
La sede della Remiera � a Santa Croce, 1990 (Venezia) in una delle sedi del Consiglio di Quartiere 2
30100 Venezia.
Cantiere:
Le barche della Remiera sono ospitate all'interno del cantiere di S.Alvise, in una nuova struttura costruita vicino alla Piscina comunale
Cannaregio, 3161
30121 Venezia
Info Tel: 041-5241715 Cellulare: 329-5938382
e-Mail:
Chi Siamo
C'ERA UNA VOLTA...
"Oggi 14 novembre 1978 si costituisce in Venezia un sodalizio denominato Gruppo Remiero San Polo dei Nomboli.
Un'altra circostanza del suo insediamento al macello ha influenzato e caratterizzato il Gruppo negli anni a venire.
Quando si tratt� di individuare lo spazio destinato ad accogliere il cantiere della neonata società, risult� che l'unica area utilizzabile era costituita dal bar.
Non Vogliamo intendere - Dio ce ne scampi - che la nostra società sia divenuta un ricettacolo di ubriaconi: ma l'aspetto conviviale, l'assegnazione del giusto peso al lato agonistico privilegiando quello sportivo e un corretto approccio alla città e ai suoi ritmi ne hanno da sempre caratterizzato i soci.
Basti pensare che accanto al primo presidente, Ferruccio Albanese - proprietario di un negozio di riparazioni elettriche -, a svolgere le funzioni di vice presidente fu chiamata una donna, Severina Bacciolo, che per anni segu� in prima linea le imprese del Gruppo.
Ma procediamo con ordine: il 14 novembre 1978 una decina di amici decide di fondare, sulla scia di altre simili nate qua e l� nella città, una società di voga alla veneta.
In un articolo apparso tempo dopo su Il Diario di Venezia, un vecchio quotidiano locale, Fabrizio Tonello descrive molto bene le caratteristiche del Gruppo al suo nascere.
"E' composto da gente dello stesso quartiere, quasi della stessa calle, che si � riunita col proposito dichiarato di stare assieme, oltre che di vogare.
Il Gruppo Remiero sembra perciò un fenomeno di aggregazione sociale oltre che sportiva: si conoscevano tutti già prima della fondazione della società, l'hanno fondata come elemento di identificazione e di aggregazione della loro piccola "patria" di quartiere alla quale sono orgogliosi di appartenere."
Ed era veramente una piccola patria, quel Rio Ter� dei Nomboli che, secondo il Tassini nel suo Curiosit� Veneziane, prende prosaicamente il nome proprio dalla presenza di un bech�r - un macellaio - che esponeva i quarti di bue, nomboli in veneziano.
Si presentava a questo punto il problema di individuare il cantiere della neonata società: l'imbarcazione per ora � una sola, una mascareta a due remi goliardicamente chiamata Zorro, sul quale si puntavano tutte le speranze dei fondatori.
Gli spazi dell'ex macello, occupati da circa un anno dalle altre società, rappresentavano la destinazione più naturale per l'insediamento del nuovo sodalizio.
Ma i posti migliori, quelli in "prima fila" di fronte alla laguna, erano già stati occupati.
Non restava che il vecchio bar, ora adibito a discarica dagli altri abitanti del macello, che vi avevano immagazzinato quintali di detriti raccolti nei capannoni restaurati.
Ci volle quasi un mese per liberare lo stabile: e alla fine, il lavoro doveva ancora cominciare. perchè , una volta svuotato, il capannone rivelava muri fatiscenti e travature rose dai tarli e dalla salsedine.
Con una perizia degna di un'impresa di costruzioni, i primi Nomboli operarono come gli architetti di Manhattan: non potendo espandere il proprio spazio vitale, si svilupparono in altezza.
Venne Così costruito un soppalco che permettesse di sfruttare al meglio gli spazi a disposizione.
Furono necessari travi di trenta centimetri di diametro, un centinaio di metri quadri di assi e un grosso paranco recuperato, come tutto il resto, un po' qua e un po' l�.
Un lavoro ciclopico per dieci pur volonterosi dilettanti, mossi solo dall'entusiasmo e dalla gioia di lavorare assieme. Ci vollero più di tre mesi per sistemare il cantiere. Alla fine, quello dei Nomboli era il capannone più piccolo e lontano dall'acqua. Ma c'era.
Mancava ancora una sede.
Il magazzino di Tullio, in Rio Ter� dei Nomboli, costituiva una scelta obbligata: era il luogo dove la società era nata e dal quale aveva preso il nome.
Una tipica riva veneziana, su un canale secondario, successivamente trasformata in magazzino dall'interramento del canale prospiciente: un antro scuro denso di salsedine e di ogni sorta di attrezzi da pescatore e di ogni sorta di attrezzi da pescatore, reti, esche, arnesi ammassati negli angoli alla rinfusa, e al centro un'asse, poggiata su due cavalletti, intorno alla quale si riuniva il primo Consiglio Direttivo (vale la pena, a memoria storica, di citarne i componenti: i fratelli Albanese, Bacciolo, Bonecchi, Brocca, Mariuzzo, Porto, Santi, Trevisanello, Vianello in rigoroso ordine alfabetico).
Una sistemazione spartana ma efficiente, dove si aveva la sensazione di lavorare per qualcosa di importante: senza tanti proclami o manifestazioni, la città d'acqua cominciava a rivivere.
Non sempre la situazione era Così idilliaca: chi c'era si ricorda ancora quando, nel corso di una discussione più accesa del solito Virgilio Porto aveva sferrato un pugno sul tavolo, senza tenere in debito conto la precariet� del supporto. Tutto si era rovesciato e la seduta era stata aggiornata.
Il Gruppo ha bisogno di farsi conoscere; risalgono a questi primi anni di vita alcune delle iniziative che scandiscono ancora il suo calendario.
Il Carnevale dei bambini, ad esempio, che riempiva di bambini e di luci il Rio Ter� la sera del zioba grasso, il giovedì dell'ultima settimana di Carnevale.
In questo precursori di più famosi e costosi carnevali, i Nomboli uscivano dal loro antro con i vassoi ripieni di frittelle coscienziosamente preparate dalle donne del Gruppo.
I bambini del quartiere aspettavano questo giorno per mesi: la zona diventava rapidamente un inferno di giovent� schiamazzante che si rincorreva fra le strette calli.
Anche il giorno della regata storica era un giorno di duro lavoro.
Presto alla mattina. Mentre i primi pescherecci di Chioggia e Pellestrina sbucavano dalle nebbie della laguna per attaccare sulle rive del Canal Grande, i Nomboli comparivano a bordo dello Zorro con un lungo gran pavese bianco-viola (dal quale era stato debitamente cancellato il nome della società, perchè il Comune l'aveva considerata pubblicit� gratuita!).
Accompagnandosi con le inevitabili discussioni del caso (c'è sempre qualcuno per il quale la fune � troppo tirata, o il motore troppo lento, o il nodo un po' lasco), iniziavano a srotolare lo striscione quasi in Volta de Canal, all'altezza del Rio di San Polo.
Essendo rimasto per anni l'unica decorazione del genere, il gran pavese bianco-viola (sul quale da qualche anno campeggiava finalmente il nome del Gruppo) � ripreso da tutti i cineamatori e fotografato da migliaia di turisti, fra i quali Fulvio Roiter, che l'ha pubblicato sul suo Essere Venezia. (Qualche pagina più in l�, vi figurano anche i gloriosi fondatori del Gruppo alle prese con una mareggiata durante una Vogalonga.
Sono a bordo della Nombolotta, una rara batela buranela donata da alcuni soci quattro anni dopo la nascita del Gruppo e rimasta per anni l'Ammiraglia dei Nomboli).
Il mercoledi successivo, le autorità cittadine apparivano al Ristorante da Ignazio (manco a dirlo in Rio Ter�), per premiare la coppia di giovanissimi (i minori di 18 anni che partecipavano alla regata su pupparini a due remi) che per prima era passata sotto il gran pavese.
Era questo il momento nel quale la autorità cittadine scendevano a stringere le mani recando con s� promesse belle e impossibili.
E la più bella promessa - quella che si rivel� anche la più impossibile - era sempre la stessa: la regolarizzazione dell'insediamento all'ex-macello, doveroso riconoscimento all'opera di recupero architettonico e urbanistico delle remiere, e unica garanzia per la sopravvivenza di uno sport unico al mondo.
L'entusiasmo del giovane Gruppo non si esauriva nella sola Venezia.
Fin dall'inizio, una sua componente peculiare è stata quella di aprirsi ad esperienze al di fuori della città: risale al 1980 il primo sconfinamento al di fuori delle acque salmastre della laguna, risalendo il Piave fino a San Don° , dove negli anni seguenti la visita dei Nomboli costituir� una presenza fissa.
Nel 1981 barche bianco-viola verranno avvistate sul lago d'Iseo, sul Lago Maggiore e sul Lago Trasimeno grazie alla collaborazione del Touring Club Italiano.
Anche oggi, i "Raid" annuali a Dolo e Stra fanno parte di diritto della stagione remiera, mentre alcuni soci hanno aperto una filiale a Milano o condotto la loro gondola sulle acque della Vistola, in terra di Polonia. già dai primi ottanta il Gruppo abbandona la sua componente familiare e si apre al contributo di un vasto numero di appassionati del remo.
Il primo presidente, Ferruccio Albanese, passa presto il testimone al fratello e nel 1980 viene eletto il giovane Romano Pompeo.
"Con un nome Così carico di italica storia - si legge in un vecchio numero di Turismo Veneto - non si può che essere un uomo tutto d'un pezzo.
Non a caso quindi il sig. Pompeo � presidente di un gruppo remiero."
L'uomo tutto d'un pezzo porta aria nuova nel Gruppo: "se � vero che la storia � maestra di vita - dice - in quel remo � riposta la saggezza in antitesi alle contraddizioni del tempo in cui viviamo."
Molti rispondono al suo appello, ed altre imbarcazioni si aggiungono per soddisfare la richiesta di nuovi soci, questa volta nuove fiammanti e costruite in uno dei cantieri più rinomati della città. Lo stesso ministro Bruno Visentini partecipa al loro varo, finendo immortalato nell'atto di benedire con sguardo burbero le nuove barche in un articolo de l'Espresso, a fianco di un Gianni De Michelis sorpreso a ballare in dolce compagnia in una discoteca della Riviera.
Nel 1982 il timone del Gruppo passa nelle mani dell'allora vice-presidente Renato Albertini, che guida ancora la società.
Le barche aumentano, e con esse i soci.
Alle regate comunali, un manipolo di gondolieri capitanati da Piergiorgio Brocca diventa rapidamente la bandiera del gruppo.
Roberto Tramontin, Franco Furlanetto, Francesco Della Toffola e Luca Quintavalle partecipano con successo con la maglia bianco-viola alle più importanti regate comunali.
Dal 1988 finalmente il Gruppo possiede un'ammiraglia, una caorlina che solo nel 1997 passa il testimone a una balotina a sei remi. Nel 1988, in occasione del decennale della società, una regata in Canal Grande � l'occasione di festeggiare il consolidamento del Gruppo e la nuova sede sociale, alle Carampane.
Il compito di raccontarla viene affidato a La Notizia, il notiziario del Gruppo uscito per la prima volta nel novembre di quell'anno "per colpa del Fagarazzi" e uscito da allora a intervalli quasi regolari per dieci anni, ospitando interventi come quelli degli allora sindaci Antonio Casellati e Ugo Bergamo, del presidente del WWF Fulco Pratesi o del direttore dell'Archivio di Stato Maria Francesca Tiepolo.
Il notiziario, primo nel suo genere, si rivela uno strumento utilissimo per la comunicazione all'interno del Gruppo, ospitando negli anni utili idee e polemiche roventi.
Nel 1989 � sulle pagine de La Notizia che compare il Comitato per le donne ai Nomboli, che fra una goliardata e l'altra promuove la prima regata mista, che porta al raddoppio del numero delle donne iscritte.
La Regata Mista diventa un appuntamento classico del calendario agonistico del Gruppo e si affianca alla Regata Sociale rubandone in parte il palcoscenico autunnale, mentre la stagione primaverile rimane concentrata sul tradizionale Trofeo, dedicato da qualche socio a un compianto parente.
Il giorno della regata sociale resta però il momento culminante della stagione: i lavori iniziano il giorno precedente.
c'è da preparare il pranzo a un centinaio di affamate persone, ordinatamente sedute intorno ad un unico lungo tavolo affollato.
Lentamente gli ultimi strascichi delle tradizionali polemiche del dopo regata lasciano il posto all'ancora più tradizionale cameratismo, che accompagna la premiazione delle regate (la regata a un remo, la regata sociale e quella mista) e l'estrazione dei premi della lotteria.
Nei primi anni � il nome di Piergiogio Brocca a figurare costantemente nell'Albo d'oro, essendosi aggiudicato la bandiera rossa riservata al primo per ben tre anni dal 1978 a 1982.
Nei tre anni successivi si impone invece Danilo De Pol.
A partire dal 1991, Giovanni Dei Rossi compare quasi costantemente nella schiera dei bandierati, assieme a Danilo e al fratello Paolo.
Assieme al figlio Cristian, rappresentano gli uomini da battere nonostante un complesso sistema di teste di serie abbia sempre proibito loro di vogare nello stesso equipaggio.
Gli anni più recenti hanno visto il Gruppo partecipare più attivamente alla vita della città, grazie all'aumentato numero dei soci che ha permesso di intraprendere iniziative di largo interesse patrocinate dall'amministrazione.
Dal 1995, in collaborazione con il Consiglio di Quartiere di San Polo, un gruppo di una cinquantina di cittadini viene accolto sulle imbarcazioni del Gruppo per un "giro, rigorosamente a remi, fra le bellezze e la storia del quartiere".
Si tratta di El Navegar Pittoresco, che attraverso gli intricati percorsi acquei tra i canali, ha fatto conoscere a veneziani e foresti un aspetto sempre più misconosciuto della città, quello delle facciate viste dall'acqua.
Dal 1996, infine, il Gruppo Remiero ha varcato i confini della laguna: la sezione milanese del Gruppo nasce per iniziativa di che scrive e di Valentina Gottipavero, due soci trasferitisi a Milano per motivi di lavoro.
Due mascarete sono attaccate ormai da due anni sulle placide rive dell'Idroscalo, dove una società sportiva locale ha adottato un gruppo di veneziani e pionieri milanesi che si sono dedicati a questo sport del tutto nuovo per il capoluogo lombardo.
Un vero angolo veneziano a trecento chilometri dalla città, del quale i milanesi hanno apprezzato la tranquillit� e lo spirito, prendendo parte anche alle regate dei cugini veneziani.
In conclusione, se negli anni dal 1979 al 1987 il numero dei soci si era assestato sulla cinquantina, il decennio successivo ha assistito ad una spettacolare crescita del Gruppo, che ha da tempo raddoppiato la propria dimensione.
Questa notevole espansione è stata resa possibile da un'oculata gestione della società che ha saputo aprirsi ai contributi esterni, ed è stata perciò accompagnata da un profondo mutamento nella tipologia dei soci.
Un confronto fra coloro che hanno presentato domanda d'iscrizione nel 1983, 1990 e 1996 rende chiaramente l'idea dell'evoluzione del gruppo, che si � aperto all'universo femminile ed ha saputo realizzare quel cambio generazionale la cui non completa riuscita ha purtroppo portato alla crisi di altre società.
Il Gruppo si � innanzitutto aperto ai residenti al di fuori della città (nessuno nel 1983, solo il 5% nel 1990 e ben il 35% dei nuovi iscritti nel 1996) e, all'interno della città, il nucleo dei residenti nella zona d'origine si � assottigliato (provenivano infatti dai sestieri di San Croce e San Polo il 69% dei nuovi iscritti nel 1983, il 40% nel 1990 e il 32% nel 1996).
Inoltre, la presenza femminile all'interno del gruppo si � fatta rilevante e in grado di dire la sua nell'organizzazione.
Da una su 10 nel 1989, le donne sono oggi più di un terzo dei soci, e costituiscono la metà dei nuovi iscritti nel 1996.
Infine, la società ha ricevuto un massiccio travaso di sangue giovane, se si pensa che i minori di 35 anni costituivano il 33% dei nuovi iscritti nel 1983, il 63% nel 1990 e ben l'80% nel 1996.
Un dato estremamente positivo per Il Gruppo Remiero e per la voga veneta in generale, che solo Così può togliersi di dosso l'etichetta di attività folcloristica per pochi nostalgici ed assumere quella di sport moderno, dalle radici antichissime, costituito su misura per la città più bella del mondo.
... E C'E' ANCORA.