Il Forte di S. Andrea “Castel Nuovo”

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Risale al 1313 la prima notizia di una fortificazione posta all'ingresso principale della Laguna Veneta: era costituita da una semplice torre di legno e destinata all'avvistamento dei navigli e alle segnalazioni.

Nel 1400 il Maggior Consiglio decise di edificare, per la sicurezza del porto di san Nicolà, una prima fortezza in pietra:“Super palude, pro sicuritate portus S. Nicolai de Lictore unum fortilicium de Petra per illum modus qui melior et utilior aparebit".

La località assunse da allora il nome di "li do Casteli”, essendo il Castel Vecio quello di San Nicolà del Lido ed il Castel Novo quello di Sant'Andrea. La località assunse da allora il nome di “li do Casteli”, essendo il Castel Vecio quello di San Nicolà del Lido ed il Castel Novo quello di Sant'Andrea.

I disegni del 1526 conservati in Archivio di Stato, mostrano con meticolosa esattezza il Castel Novo composto da due torri laterali con merlatura ghibellina, la muraglia-cortina intermedia con merlatura, una terza centrale, il mastio.

Ben visibili nel disegno sono le due porte d'uscita verso il mare e uno stendardo posto sulla torre di destra, issato su di un pennone ben controventato da funi.

Presente nell'illustrazione una vecchia torre, chiamata la “campanella”, la quale suonava con i Caighi , per dirigere i naviganti in difficoltà.

Il Forte risale nelle sue strutture attuali, eccezion fatta per l'antico Mastio centrale, alla prima metà del XVI� secolo.

Si presenta come una fortezza massiccia nell'aspetto e nella costruzione architettonica, in grado di intimorire il nemico che veniva dal mare.

La struttura è lunga 300 metri, alta 7 metri dal livello del mare, mentre il mastio risulta alto 16,50.

Il forte si trova all'interno del sistema difensivo Veneziano, con funzione di guardia, avvistamento e comunicazione ottica di ogni possibile incursione nemica.

Condivideva con il più vecchio castello di S. Nicolà del Lido, situato di fronte, il ruolo di presidio alla bocca di porto.

Per chiudere il passaggio si tendevano robuste catene fra le due strutture con al centro una zattera armata, denominata la "Gagiandra", armata con 18 cannoni.

Il Forte di S. Andrea nasce dalla collaborazione fra un tecnico militare, Antonio Da Castello, e uno dei massimi architetti dell'epoca, Michele Sanmicheli.

Al primo sono dovute l'ubicazione del forte e la sua particolare struttura, al secondo la realizzazione tecnica ed ornamentale.

I due concordano di fare: “una buona fronte dove si potrà accomodare cannoni e ogni altra sorte di artiglierie a beneficio del porto” e di costruire nella torre, o mastio a due piani contenente nella parte superiore grossi pezzi d'artiglieria, e nell'inferiore quelli più piccoli: “ si da battere la bocca del porto e dentro il mare, e al traverso del Lio per il canale che viene a Venetia e difenderà gran parte del Lio”.

Da un punto di vista militare la loro opera sarebbe rimasta valida per più di tre secoli, fino a quando l'utilizzo di nuovi armamenti non avrebbe imposto nuovi criteri di fortificazione.

Dall'antico "Castel Novo" si dipartono, da destra e da sinistra, due cortine munite di cannoniere mentre il mas- stio, il cui notevole spessore lo rendeva invulnerabile ai bombar-damenti, viene "potenziato" con l'aggiunta di una terrazza che, prolungandolo di fatto verso il mare, ne aumenta la potenza di fuoco ed allo stesso tempo lo protegge.

Il Forte venne dotato di una potenza di fuoco formidabile per l'epoca: oltre alle artiglierie più grosse ospitate sulla terrazza, sul torrione e nelle 42 cannoniere sistemate lungo le cortine, pezzi più leggeri venivano sistemati a cielo aperto sul terrapieno che sovrastava le cortine e sugli spalti.

Le eventuali navi nemiche si sarebbero trovate sotto un terribile tiro incrociato (dalla linea di galleggiamento fino a sopraccoperta).

Il Forte teneva sotto tiro tutto il Porto del Lido fino al mare aperto e tutte le isole vicine.

Sant'Andrea era spesso disarmato e le artiglierie, conservate nel vicino Arsenale insieme a tutte le altre destinate ai forti della laguna, venivano montate nei momenti di maggior pericolo attraverso otto gallerie che permettevano un rapido accesso alle cortine e al mastio.

I cannoni del forte fecero fuoco solo due volte: la prima spararono in una prova generale; la seconda il 20 aprile 1797 contro il vascello francese " Liberateur d'Italie" che cercà di entrare nel Porto di Lido, sebbene l'accesso fosse vietato a “tutti i legni armati”.

La decisa opposizione del comandante del forte di S. Andrea, N.H. Domenico Pizzamano, riuscà a bloccare il "Liberateur" che venne abbordato e quindi catturato.

L'episodio venne successivamente ricordato con la collocazione, su un lato del forte, di una lapide con la seguente iscrizione: "Da questo forte Domenico Pizzamano respingendo il francese invasore segnà gloriosamente l'ultima difesa della Repubblica di S. Marco 1797”.

Nella struttura venne imprigionato, per un breve periodo, Giacomo Casanova.

Nelle sue memorie , egli ci da uno spaccato vita che si svolgeva in questa fortezza: ". la gondola si fermà alla piccola porta del forte Sant'Andrea [...] La sentinella chiama il caporale, scendiamo e l'Uffiziale che mi accompagna mi presenta al Maggiore porgendogli una lettera.

Questi, dopo averla letta, ordina al signor Zen, suo aiutante, di consegnarmi al corpo di guardia.

[...] Verso sera mi feci comprare qualcosa da mangiare, per non morire d'inedia poi, disteso su un letto da campo, passai la notte in mezzo ai soldati senza riuscire a chiudere occhio, perchè quegli Schiavoni non facevano altro che cantare, mangiare aglio, fumare un pessimo tabacco che ammorbava l'aria, e tracannare vino Schiavone nero come l'inchiostro, che solo loro riescono a bere.

La fortezza, dove la Repubblica teneva di solito una guarnigione di cento Schiavoni invalidi, ospitava allora duemila albanesi, chiamati Cimarioti.

Il ministro della guerra che a Venezia chiamano Savio alla Scrittura li aveva fatti venire dal levante in occasione di una promozione.

[...] Il più orripilante, era il tenente colonnello, cui mancava letteralmente un quarto di testa, in quanto aveva perduto un orecchio, un occhio e la mandibola.

Ciononostante parlava con tono allegro, mangiava di buon appetito ed era di carattere gioviale.

Aveva con sé tutta la famiglia che era composta da due ragazze, che il costume nazionale rendeva ancora più graziose, e da sette maschi, tutti sotto le armi...

[...] Nel forte vivevano anche cinque o seicento donne e un gran numero di bambini..."

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